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Il quadro di Manetti «fu rubato e taroccato»: Vittorio Sgarbi rischia 12 anni di carcere

Last updated: 25/10/2024 11:43
By Redazione 103 Views 3 Min Read
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La procura di Macerata ha chiuso le indagini sul dipinto del ‘600 trafugato nel 2013 dal castello di Buriasco in Piemonte

Contents
La confessione del falsarioLa perizia

Il quadro di Rutilio Manetti, esponente del Seicento senese, «fu rubato e taroccato». La procura di Macerata ha chiuso le indagini sul dipinto del ‘600 trafugato nel 2013 dal castello di Buriasco in Piemonte e ricomparso a Lucca nel 2021. Come inedito di proprietà di Vittorio Sgarbi.

Che ora rischia, scrive il Fatto Quotidiano, da 4 a 12 anni di carcere. Per i pm, l’ex sottosegretario di Stato alla Cultura avrebbe fatto aggiungere una torcia sulla tela ritenuta originale dagli inquirenti.

Ad incastrarlo la perizia e la confessione piena dello stesso falsario. Ma non solo. Gli inquirenti hanno, inoltre, trovato un tubetto di tempera a olio white cremnitz da 250 ml acquistato nello storico colorificio “Poggi” in via del Gesù, a due passi dal Collegio Romano dove faceva il sottosegretario. 

La confessione del falsario

Sgarbi ha sempre giurato di aver trovato il dipinto così com’era nella soffitta della sua villa in provincia di Viterbo. Ma, ora, la confessione di Pasquale Frongia, in arte lino, grande amico dell’ex sottosegretario, cambia completamente la versione dei fatti. «La torcia nell’originale non c’era, fu lui a chiedermi di aggiungerla», dice il 66enne, citato da Thomas Mackinson sul Fatto.

Quest’ultimo, poco noto in Italia, è un pittore e copista di fama internazionale: nel 2019 e nel 2023 è stato raggiunto da un mandato di cattura europeo su ordine del Tribunale di Parigi. Mandato, questo, cui l’Italia si è opposta. La posizione di Frongia, che non è indagato, è al vaglio degli inquirenti. 

La perizia

Stando a quanto riferisce la perizia, redatta dalla consulente della Procura Barbara Lavorini, «è stato possibile dimostrare – si legge nel documento – che nella parte superiore sinistra del dipinto sono stati realizzati con pigmenti di produzione industriale nuovi elementi: la fiaccola accesa, il chiarore intorno a essa e le stesure che definiscono il contorno della colonna».

Di qui le accuse di contraffazione di opere d’arte, riciclaggio e autoriciclaggio. Ora Sgarbi potrà chiedere di essere sentito e presentare memorie. Al Fatto risulta che il suo avvocato abbia già sentito la proprietaria del dipinto, Margherita Buzio, che a fronte di un risarcimento congruo potrebbe ritirare la sua costituzione di parte civile.

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